Unguento al veleno d'api

L'unguento al veleno d'api è un ottimo rimedio per alleviare dolori articolari, per dar sollievo in caso di strappi muscolari, lombaggini, lombosciatalgie, mal di schiena in genere, tendiniti, torcicollo, contusioni e per aiutare ad assorbire gli ematomi.
L'unguento al veleno d'api è inoltre efficace per calmare i mal di testa sia di natura cervicale che le emicranie.
L'unguento al veleno d'api di Antica Apicoltura Kaberlaba è composto da:

  • veleno d'api
  • olio di oliva
  • cera d'api

 

Per godere l'effetto lenitivo dell'unguento al veleno d'api è sufficiente applicarne una piccola quantità, 2/3 volte al giorno, sulla parte interessata e frizionare in modo da generare calore, l'effetto può essere amplificato coprendo la parte con un panno di lana, dopo l'applicazione dell'unguento.

Perché l'unguento al veleno d'api è efficace?

L'unguento al veleno d'api è efficace perché sfrutta tutte le caratteristiche terapeutiche del suo principio attivo, nel veleno d'api, infatti, vi sono circa ottanta componenti, di cui sei/sette con proprieta medicinale. Il veleno d'api è ricco di istamina, apamina, isolecitina, sostanze notoriamente usate come antinfiammatori nella cura dell'artride reumatoide, della sciatalgia o dell'artrosi. Componente principale del veleno d'api, per una percentuale che si avvicina al 50%, è

  • la melittina, un peptide noto per contribuire ad abbassare la pressione sanguigna, stimolare il cuore, permeabilizzare i tessuti, per funzionare come inibitore del sistema centrale nervoso ed essere efficace come antinfiammatorio, antifungino ed antibatterico
  • la fosflolipasi (12%ca), che inibisce la coagulazione del sangue e quindi riduce la pressione sanguigna
  • la ialuronidasi (4%), che agisce come detossificante delle cellule e, cosa importante nei casi di problemi reumatici, come permeabilizzante dei tessuti
  • il peptide 401 (2/3%),anch'esso con marcate proprietà antinfiammatorie
  • l'adolapina (1%) con proprietà analgesiche ed antipiretiche
  • l'istamina (1%) con azione vasodilatante
  • la dopamina, che agevola la neurotrasmissione e favorisce l'aumento della frequenza cardiaca.

 

In quali campi della medicina omeopatica si usa il veleno d'api?

Grazie a questi principi attivi il veleno d'api, nell'ambito della medicina omeopatica, somministrato soprattutto attraverso l'apipuntura (direttamente attraverso punture d'api o con iniezioni sottocutanee per mezzo di siringhe, trova applicazione in numerosi campi, quali:

  • Reumatologico, per curare problemi, oltre quelli già menzionati per lo specifico dell'unguento al veleno d'api, come borsiti, mialgie, fibromialgia, poliartride deformante.
  • Immunologico per curare problemi il lupus erytematosa o lo scleroderma.
  • Dermatologico, in caso di alopecia, dermatiti seborroiche, micosi, eczema, calli, tumori della pelle.
  • Infettivologico, in caso di verruche, herpes zoster, meningite virale
  • Cardiovascolare per contrastare l'ipertensione, l'ipotensione, l'aritmia, l'aterosclerosi o l'endocardite
  • Neurologico, come già detto per l'applicazione dell'ungueto al veleno d'api, per curare lombosciatalgie, nevralgie, nevralgie post-erpetiche, ma anche sindrome del tunnel carpale e sclerosi multipla.
  • Oltre a questi ambiti specifici la terapia con veleno d'api è utile come prevenzione alle malattie da raffreddamento, all'influenza, per alleviare i dolori mestruale e in presenza di lesioni, cicatrici o ferite.

Il veleno d'api è sconsigliato nei diabetici che fanno terapia insulinica, per chi assume betabloccanti, per soggetti con insufficienza cardiaca, polmonare o renale e in caso di gravidanza.

Uso terapeutico del veleno d'api: un po' di storia

L'uso terapeutico del veleno d'api è conosciuto fin dall'antichità, ne troviamo testimonianze presso Assiri e Babilonesi e, secondo Ahmed Hegazi, ricercatore egiziano esistono testimonianze su papiri, risalenti al 2000 a. C., in cui sarebbe testimoniato l'uso del veleno d'api, tramite strofinamento, come uso terapeutico.
Anche il padre della medicina, il greco Ippocrate, nei  suoi scritti  pare che parlando di una medicina strana e misteriosa alluda proprio al veleno d'api, ugualmente se ne ha testimonianza nel suo conterraneo Galeno.
Il veleno d'api come medicinale era conosciuto anche nel mondo latino, lo cita Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. Ci sono testimonianze che riportano che usarono il veleno d'api per curare la gotta sia Carlo Magno che Ivan il terribile.
L'utilizzo del veleno d'api diviene Apiterapia solo tra '880 e '900, in  Austria, grazie al Dr Philip Terc, che per ben venticinque anni lo sperimentò su pazienti affetti da problemi reumatici; nel 1930, una ditta tedesca, la Mack, avviò la commercializzazione del prodotto.
La terapia con il veleno d'api, trovò numerosi estimatori, pioniere fu  Bodog Beck, medico ungherese naturalizzato americano che, nel 1930 pubblicò Terapia col veleno d'api, un testo divenuto poi un classico nell'ambito dell'apiterapia, seguito nl 1962 da Bee Venom, the natural curative for arthritis and rheumatism, del medico newyorkese Joseph Broadman, che vi riportò l'esperienza di numerosi anni di apiterapia per curare le artriti.

L'apiterapia in Europa

L'apiterapia ha avuto grande seguito e sviluppo anche in Russia e nei paesi dell'est europeo, in Giappone, in Cina, Canada, Svizzera, Germania, Francia e Austria.
Negli ultimissimi tempi, come apparso in un noto quotidiano il veleno d'api è stato riscoperto anche nella cura del trattamento di allergie. Uno studio dell'Università  della Carolina del Nord, ha  verificato gli effetti benefici su mal di schiena e dolori agli arti. Ricercatori dell' Universitaà di  Exeter hanno messo in evidenza e dimostrato a livello scientifico che il veleno d'api contiene delle sostanze capaci di ridurre ed alleviare i dolori articolari di diversa natura.

Come si estrae il veleno d'api

A differenza  degli altri prodotti dell'alveare il veleno non serve alle api per la vita interna all'alveare stesso, ma è solo un mezzo di difesa contro intrusi e predatori.

Il veleno d'api è prodotto da speciali ghiandole ed è contenuto in un'apposita sacca (quando l'ape punge l'uomo o un mammifero piega l'addome verso il basso infilando il pungiglione che ne è alla base nella pelle. Il pungiglione, provvisto di dentelli, si fissa alla preda lasciando l'ape incastrata, la quale, nel tentativo di liberarsi, si lacera l'addome morendo e lasciando il pungiglione con la sacca velenifera nella pelle).

La raccolta del veleno si effettua tramite una griglia elettrificata a basso voltaggio; quando l'ape vi viene in contatto, ricevendo la scossa estrae il pungiglione emettendo il veleno; questo si deposita e si cristallizza, poi, su una lastra di vetro posta sotto la griglia, in questo modo l'ape non conficcando il pungiglione non subisce alcun danno.

 

Ultimo Aggiornamento della pagina:16/09/2021 11:13:42

social

Questo sito è stato fatto con

yost.technology

yost.technology

yost.technology | 04451716445